Attraverso un puntiglioso lavoro di “ricostruzione” del tessuto preesistente, si è giunti ad una identificazione delle varie tracce. Ma si è deciso di lavorare, più che su di una (impossibile) ricostruzione scientifica delle vecchie tracce, su di una sovrapposizione di suggestioni, che, pur contenendo la memoria storica, fossero il risultato delle nuove necessità spaziali del complesso sistema di “brandelli” urbani che ci si presentavano. Il risultato è la progettazione di un nuovo paesaggio urbano, composto da un sistema di tracciati configurati per ottenere due tipi di continuità (una longitudinale ed una trasversale, con due distinti tipi di trattamento), e da un sistema di luoghi, intesi come piccole aree di snodo fra tracciati, intersezioni di memoria e progetto. Si sono così identificate alcune piccole piazze, molto diverse tra di loro, anche se unificate da una ripetizione di “muri della memoria storica”, che, lavorando sull’intreccio fra memoria e progetto, recingono ed aprono nuove prospettive e continuità in un sistema labirintico “aperto – chiuso (quasi alla Escher)” , che costituisce la vera essenza della memoria storica dell’area, dei suoi rimandi al “vicolo – fondaco” di origine araba, ed alla minuta vegetazione che poteva essere presente. Dappertutto i lunghi muri di progetto incastrano tessiture murarie antiche, “opus incertum” di pietra locale, paramenti di pietra di Trani a grandi pezzature e grandi superfici di intonaci rosso, ocra e giallo. Tutto il progetto vive di un segreto desiderio (che si sta avverando): che tutto il sistema descritto, ai piedi di un bellissimo castello e in prossimità del costituendo parco dei mulini, lungo un percorso che riconnette monasteri ed aree archeologiche, sia utilizzato come area di supporto per esposizione di artisti contemporanei e per spettacoli, che potrebbero garantire, assieme alle qualità del progetto, un’ attrazione non solo locale al centro storico di Eboli.
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